Si era tra la fine degli anni ’80 e i primi anni ’90 e Venafro venne insignita di un titolo di rilievo ed importanza assoluti a livello nazionale : “Uno dei Cento Comuni della Piccola Grande Italia” ! La città cioè, pur di modesta entità topografica e demografica, venne individuata tra le piccole grandi realtà della Nazione sotto il profilo lavorativo, imprenditoriale, sociale ed economico. Ed a giusta ragione l’amministrazione comunale dell’epoca, guidata dal compianto Vincenzo Ottaviano, portò come fiore all’occhiello il riconoscimento, apponendolo dappertutto : sulla carta intestata dell’ente locale e sulla segnaletica turistica stradale.
Non si trattava, occorre doverosamente sottolinearlo pur nel rispetto di chi all’epoca rappresentava Venafro e i venafrani, di meriti e riconoscimenti dovuti all’efficienza politica della classe al vertice nel periodo in questione, ma piuttosto di attestati meritati dall’intera collettività per quanto aveva saputo “seminare”, “produrre” e “raccogliere” dal secondo dopoguerra in poi, dando un impulso concreto e di sostanza alla crescita di se stessa e di riflesso dell’intera Nazione.
Il progresso venafrano, cioè, come sistema e metodo per il progresso dell’Italia intera. Dal che, appunto, “Venafro uno dei Cento Comuni della Piccola Grande Italia”. Questa la storia ultima e recente.
Veniamo ad oggi, con una domanda assai significativa : la città, obiettivamente, merita sempre ed ancora siffatti lusinghieri apprezzamenti ? Le cose di casa nostra sono tali da lasciar affermare tranquillamente alla gente locale, “siamo piccoli, ma grandi !”.
In punto di … campanile, è chiaro che non ci piove : siamo grandi, belli, migliori e nessuno osi dire il contrario ! D’accordo, ma andando oltre ?
Siamo proprio sicuri di non aver patito arretramenti e quant’altro, cioè di non aver subito nostro malgrado alcun “incidente di percorso” ?
Per onestà, e mettendo per un attimo da parte il pur importante campanile che in tanti frangenti è invece necessario, utile ed opportuno ma che nel caso in essere non paga e non vale una cicca, per onestà si diceva va riconosciuto che Venafro negli ultimi decenni di colpi purtroppo ne ha persi tanti, ed oggi la collettività locale sconta sulla propria pelle gli sbagli commessi da chi aveva il dovere di rappresentarla in maniera più opportuna e diversa.
Giusto qualche esempio, dovendo concludere il discorso : Venafro aveva la Sanatrix e venne fatta “partire” verso Pozzilli, che con la successiva Neuromed ha cambiato volto, sostanza ed economia ; Venafro da diversi decenni reclama nuovi strumenti urbanistici per crescere e nessuno riesce a darglieli ; Venafro aveva bisogno di spazi, piazze e servizi nei nuovi quartieri residenziali, ma niente e nessuno si è prodigato perché tanto avvenisse ; Venafro aveva fabbriche, che nel frattempo purtroppo sono sparite ; Venafro doveva dare alle nuove generazioni occasioni e strutture per la crescita, ma nessuno si è rimboccato le maniche ;
Venafro aveva il dovere di pensare agli anziani predisponendo servizi adeguati all’età, ma non s’è visto alcunché : Venafro da circa trent’anni aspetta di riaprire a nuova vita il bellissimo centro storico dopo la montagna di milioni di vecchie lire spesi per la ricostruzione, ma quel giorno appare ancora lontanissimo.
Ed allora : siamo proprio sicuri di essere sempre “Uno dei Cento Comuni della Piccola Grande Italia ?”. Saremo ben lieti di ospitare chicchessia, purché non si ragioni solo col … campanile nella testa, ma obiettivamente e con dati alla mano.
T.A. Quotidianomolise.it