Il rendiconto finanziario della Regione Molise riceve un altro stop dalla Corte dei Conti.
La regione Molise segue l’esempio dato qualche anno fa dal comune di Venafro, quando quest’ultimo venne “richiamato” dalla Corte dei conti per gravi irregolarità riguardanti la chiusura del bilancio.
Proprio in quel caso venne fatto presente che il debito nei confronti di Molise acque era stato indebitamente defalcato dalle uscite del documento finanziario, forse solo una piccola disattenzione (certo come no).
La regione Molise però è stata in grado di fare di meglio.
Questa volta non c’è stata nessuna defalcazione, anzi, in questo caso sempre la Corte dei Conti contesta la permanenza in bilancio e la relativa contabilizzazione di circa 1,3 miliardi di Residui Attivi.
Detta così la questione non è molto chiara, bisognerebbe bene spiegare cosa si intende per “residui attivi”.
Capisco che l’argomento è poco interessante, ma è utile capire per renderci conto di come la Regione Molise e i suoi passati amministratori hanno lavorato nel corso degli anni.
Nella contabilità pubblica per “residui attivi” si intendono le entrate accertate e iscritte a bilancio, ma mai arrivate alle casse della regione.
Praticamente rappresentano dei crediti che la regione vanta nei confronti di soggetti terzi.
Questi crediti se non incassati nell’anno in cui sorgono, vengono riportati in bilancio tra gli attivi.
Il punto e il problema è proprio questo perché a queste affermazioni segue una domanda.
Quanto sono esigibili questi crediti? Nei confronti di chi vengono vantati?
Logicamente essi sono di varia natura e classificati in residui a riscossione certa, dubbia, di difficile esigibilità e assolutamente inesigibili.
E chi decide di che natura sono? Non ci crederete ma proprio il creditore.
Questa procedura, logicamente seguita anche da altri enti, lascia spazio ad alcune problematiche.
In alcuni casi, non certamente questo (forse), i crediti sono stati inseriti come esigibili solo per far figurare i “conti in ordine” ed affrontare politiche di spesa che altrimenti sarebbero state improponibili.
Queste entrate ipotetiche finanziano in realtà spese reali creando deficit occulti, in questo modo a debiti veri vengono contrapposti falsi crediti.
La Corte dei conti testualmente riporta:
“vengono assunti quali attività del bilancio consuntivo una serie di valori non dimostrati, espressi attraverso un’aggregazione apodittica e sintetica, suscettibile di alterare le risultanze finali del conto, che a sua volta deve essere consolidato con quello delle altre pubbliche amministrazioni per le richiamate finalità di coordinamento della finanza pubblica”.
Praticamente sono stati inseriti come crediti esigibili, ma non è perfettamente chiaro che natura hanno, nei confronti di chi e per quale ragione.
Per la serie fatta la legge trovato l’inganno.
Attendiamo riscontri.