E’ mai possibile che in un Paese in cui tutti i settori sono in crisi, l’ unico in crescita è quello del gioco d’azzardo? Dal 2009, in Italia è un proliferare di sale giochi, in cui è possibile trovare anche gente disoccupata. Non sono luoghi di svago: sono posti che creano sofferenza, solitudine e dipendenza, in cui lo scorrere del tempo sembra non esistere. Persone deboli e sole, invece di essere aiutate, vengono abbandonate in queste sale, in cui non fanno altro che distruggersi: padri di famiglia che perdono lo stipendio e, spesso, i risparmi di una vita; nonni e nonne che, anziché godersi la pensione, restano ipnotizzati dalle luci ed i suoni delle slot, in cerca di una vincita che forse non arriverà mai; uomini e donne che, oltre ai soldi, perdono la cognizione del tempo, le amicizie, la fiducia e la stima dei familiari.
Pur di tenerti incollato alle macchinette, ormai ne studiano di tutti i colori: spesso e volentieri, il primo “giro” te lo offrono i gestori, i quali mettono a disposizione anche le sale-fumatori, in cui puoi continuare a giocare con la sigaretta tra le dita. La voglia di giocare alle macchinette è come una droga, è peggio di una droga! I giocatori finiscono sul lastrico, bruciando via i soldi dell’ affitto, della spesa, della pensione, danneggiando non solo se stessi ma anche chi è loro vicino.
L’ Italia è il terzo Paese nel mondo per volume di gioco, con un giro d’ affari di 100 MILIARDI di euro l’anno. Ci sono 15 milioni di giocatori, 800mila dei quali sono ormai malati e 3 milioni dei quali sono a rischio patologia. Parliamo della ludopatia (o gioco d’azzardo patologico), ossia l’ incapacità di resistere all’ impulso di giocare, quando la voglia di vincere supera la paura di perdere; perdi, cioè, ma speri di vincere e, nel tentativo di recuperare i soldi persi, “investi” altro denaro.
In Italia il gioco d’azzardo è vietato sia in luoghi pubblici che privati, ma se è lo Stato a controllarlo tutto sembra lecito. Così assistiamo impotenti ad un fiorire di lotterie, scommesse sportive, giochi online, gratta e vinci, e slot-machine, che oggi sono installate praticamente ovunque. Ma com’è possibile che uno Stato civile permetta tutto questo? Come si può lucrare sulla debolezza delle persone?
Eppure, lo Stato non è il solo a guadagnare in questo settore. Se facciamo riferimento ad esempio alle slot-machines, che pare costituiscano la piaga del momento, riscontriamo che, innanzitutto, guadagna chi produce le macchinette; poi, chi le installa; infine, chi le gestisce. Paradossalmente, lo Stato incassa con le tasse del gioco circa 8 miliardi di euro l’anno ma spende dai 5 ai 6 miliardi per il recupero dei giocatori malati. Volendo fare un calcolo meramente economico, non è un business così vantaggioso! Infatti, mentre il fatturato del gioco d’azzardo cresce a vista d’ occhio, gli introiti dello Stato no, perché la tassazione sulle slot-machines è bassissima: in pochi anni, è scesa dal 29 all’ 8% , secondo la logica del “più incassi meno paghi”. Questo ha permesso alla criminalità organizzata di fare affari anche in questo settore, per riciclare denaro sporco e non solo, tutto alla luce del sole! Attualmente, da un punto di vista nazionale, è proprio la criminalità organizzata a guadagnare più di tutti.
Le sale slot, una delle cause peggiori della ludopatia, sono sempre più numerose da quando sono state legalizzate, pullulano e vegetano. Tutte investono nel migliorare ed ampliare la gamma di giochi presenti. Numerose sono le “furbizie” messe in atto per creare l’effetto-ipnosi, a partire dalle vetrine raffiguranti gente esultante per una vincita, per finire con il fumo, le luci, ed i colori ammalianti, nonché le casse che amplificano il suono delle macchinette in tutta la sala. Non è poi così difficile prendere il vizio: ogni perdita ti costringe a giocare altri soldi, per recuperare quelli appena persi, ma le macchinette-mangiasoldi hanno sempre la meglio.
E’ triste riscontrare che si è giunti al punto in cui non lede più la coscienza fare guadagni a discapito di uomini e donne di tutte le età che finiscono col perdere tutto quello che hanno e con il rovinarsi la vita, semplicemente perché concesso dalla legge.