Altro caso di malasanità al S.S. Rosario di Venafro.
Altre volte ci siamo andati vicino, altre volte semplicemente la buona sorte ha salvato qualche vita.
Questa volta non c’è stato nulla da fare per la 75 enne deceduta in fase di anestesia, prima ancora di sottoporsi all’operazione all’anca.
A nulla nei giorni scorsi sono valsi gli appelli dell’assessore Massimiliano Scarabeo al presidente Paolo Di Laura Frattura, appelli che seguivano quelli del presidente del Comitato “santissimo Rosario” Gianni Vaccone.
Dure le parole di quest’ultimo che afferma: sapevamo che prima o poi sarebbe successo, cioè che si sarebbe scappato il morto.
Non sarebbe giusto però additare il Presidente Frattura come unico responsabile di questa situazione grottesca e paradossale, problematiche che si protraggono da svariato tempo e che hanno avuto come risultato quello che oggi ci troviamo a scrivere.
In questa situazione di precarietà infrastrutturale e organizzativa, bene sarebbe impedire operazioni di questo genere, non è pensabile operare in un ospedale senza reparto di rianimazione.
E’ impensabile che in una zona frazionata come quella Molisana, attuare una riorganizzazione attenendosi ai parametri Nazionali.
La domanda nasce spontanea, perché continuare a operare in queste situazioni di rischio? Perché continuare a lasciare l’ospedale in questa situazione d’incertezza?
Non vogliamo pensare che tutto questo è frutto “dell’accomodamento” concesso a qualche dottore, di chi operando continua a guadagnare, non vogliamo pensare che si sta ancora lavorando dietro le quinte per trasformare il S.S. Rosario in una struttura privata, non vogliamo pensare che si sta cercando di portare la popolazione all’esasperazione per indurla indirettamente ad accettare qualsiasi tipo di rimedio, anche la chiusura o la privatizzazione.
La cosa sinceramente non mi meraviglierebbe, ma spero che l’animo umano non arrivi a tanto.
Troppo facile è manifestare il proprio cordoglio attraverso una lettera aperta.
Un esame di coscienza però lo dovrebbe fare anche il Venafrano, colui che fino ad oggi ha assistito a questo smantellamento, nascondendosi dietro la frase troppo comoda “è tutto deciso”.
Chi a breve vedendosi toccato in prima persona, magari per un ricovero mancato, per una morte evitabile, per un mancato servizio, s’indignerà.
Caro Venafrano quel giorno al tuo fianco non troverai nessuno, ma non dovari indignarti, in fondo è solo il comportamento che fino ad oggi hai avuto anche “TU”.
Una società è fatta di condivisione, di partecipazione, di coscienza sociale, soprattutto quando i problemi non ci toccano in prima persona.