Rispondere o non rispondere? Questo è il problema…
Alla fine ho deciso di non esercitare il mio diritto di replica alle dichiarazioni di Nicandro Cotugno, fu sindaco di Venafro, attraverso l’emittente televisiva che lo ha intervistato (e che, ad onor del vero, si era messa a disposizione per farmi un’intervista per controbattere), anche perché non vorrei invadere l’etere molisano per una questione tutta venafrana.Però nemmeno potevo lasciare senza risposta alcune delle castronerie e delle bugie dette da Nicandro Cotugno. E così ho deciso di affidare qualche considerazione a questo post ad uso e consumo soltanto dei circa 1.500 iscritti a questo gruppo, quasi tutti venafrani.
In primis Nicandro Cotugno mi invita a fare il sindaco come lo ha fatto lui. Questa è l’ultima cosa che voglio fare! Una cosa è certa: io voglio fare l’esatto contrario di quello che ha fatto lui. Io ho scelto di rimanere a scuola, anche se con orario ridotto, per una serie di motivazioni, soprattutto professionali, che Cotugno ignora totalmente e che è giusto che continui ad ignorare. Anche perché non capirebbe concetti come “continuità didattica” e nemmeno l’esigenza per i ragazzi di mantenere, per quanto possibile, nella loro carriera scolastica, le stesse figure di riferimento educativo (docenti). Mi sono preoccupato di far pesare il meno possibile sui miei alunni la mia scelta personale di fare politica e, quindi, ho trovato una soluzione di compromesso che mi consenta di fare il sindaco quasi a tempo pieno e di continuare a seguire gli alunni a cui ho insegnato negli anni passati e che sono ormai abituati alle modalità, ai metodi, al dialogo educativo con me. Se poi la “qualità” dell’azione amministrativa si dovesse misurare dal “tempo pieno”, allora dovremmo dire che a Venafro, nel recentissimo passato, abbiamo avuto un esempio di sindaco a “tempo pieno”, cioè lo stesso Nicandro Cotugno. Con quali risultati? Voglio ricordare a me stesso, invece, che esiste un significativo precedente che mi conforta: il compianto Enzino Ottaviano, quando si trovò nella mia stessa condizione (di dover scegliere tra la docenza e il sindacato), fece la mia stessa scelta. Mi sembra che tra Ottaviano (che continuò sempre ad andare a scuola facendo il sindaco) e Cotugno (che era sindaco “a tempo pieno”), ci sia stata qualche differenza… Poi c’è un particolare di non poco conto. Questa scelta consente di far pesare poco sulle casse comunali il mio impegno sindacale. Infatti, grazie a questa scelta, il sottoscritto percepisce un’indennità mensile come sindaco di 907 euro netti al mese, meno della metà di quella che percepiva Cotugno. Per quanto riguarda il tempo che dedico al mio mandato invito Cotugno a venire al Comune nei giorni in cui, salvo impegni istituzionali fuori sede, sono presente nel mio ufficio per tutte le attività del mio incarico. In particolare può venire, come fanno decine di cittadini che ricevo ogni giorno anche senza appuntamento, il lunedì (sia la mattina che il pomeriggio), il martedì mattina, il giovedì (mattina e pomeriggio) e il venerdì mattina. Non so quanto tempo lui passasse, da sindaco “a tempo pieno”, al Comune.
Sui finanziamenti persi dice bugie. In questo momento me ne vengono in mente almeno due: tre milioni di euro per la nuova scuola (finanziamento ottenuto da Vincenzo Cotugno) che doveva essere realizzata in via Pedemontana e che si è perso sotto il sindacato di Nicandro Cotugno, e gli 800 mila euro della nuova rete idrica, perso dalla amministrazione Cotugno (Nicandro) nella precedente legislatura. Quest’ultimo con un’aggravante: il finanziamento era europeo e si dovevano rispettare alcune date per la rendicontazione. Il Comune ha fatto realizzare l’opera (di fatto mai andata in funzione) ma ha sbagliato all’epoca la rendicontazione. Per cui il Ministero non ha più trasferito il finanziamento, che è andato perso, e i costi se li è dovuti accollare il Comune. Infatti quegli 800 mila euro sono stati riconosciuti come debito fuori bilancio e dovranno pagarlo tutti i cittadini contribuenti. Sui debiti fuori bilancio provocati da Nicandro Cotugno varrà la pena soffermarsi in un’altra occasione. Voglio qui soltanto ricordare il licenziamento illegittimo, deciso monocraticamente da Nicandro Cotugno, dell’ing. Carlo Tatti che ha vinto la causa ed ha chiesto al Comune i primi 40 mila euro di risarcimento danni. Poi ci sono altri finanziamenti che, a causa dell’inerzia e dell’incapacità di Nicandro Cotugno, rischiavano di perdersi. Innanzitutto i soldi del PISU quota FSC. Era stato inserito un intervento sulla rete idrica di 160 mila euro che però non era ammissibile e non sarebbe stato finanziato in quanto sotto la soglia minima indicata dalla Regione di 300 mila euro. Io personalmente, insieme all’assessore Valvona, mi sono dovuto impegnare per convincere il partenariato istituzionale a modificare gli interventi recuperando la somma residua (140 mila euro) da un intervento previsto a Sesto Campano. Così finalmente potremo lavorare sulla rete idrica della città. Grazie a Nicandro Cotugno si rischia ancora oggi di perdere il finanziamento di 350 mila euro per la progettazione della bretella Anas, soldi che ci dovrebbe dare la Regione ma che, se non sarà chiuso il procedimento, la Regione non ci darà più e le spese graveranno sulle casse comunali. In questi anni – soprattutto sotto il sindacato di Cotugno – si è perso tanto tempo. Tra le cause il mancato rinnovo della convenzione con l’Anas per la progettazione. Era scaduta il 31 dicembre 2011 ma Nicandro COtugno dormiva e non si è mai preoccupato di rinnovarla. Dopo oltre un anno e mezzo, grazie alla disponibilità dell’Anas, nell’estate del 2013 ho chiesto ed ottenuto la proroga della convenzione, sottoscritta nell’agosto 2013. Ma i ritardi accumulati mettono ancora a rischio il finanziamento che, se fosse revocato, provocherebbe un ulteriore debito fuori bilancio con relativo buco per le casse comunali. E come dimenticare i due interventi, per un totale di un milione e 200 mila euro per la sistemazione dell’area adiacente il Verlasce e la sistemazione di piazza Mercato, che si sono persi durante il sindacato di Nicandro Cotugno? Così come si rischiavano di perdere i 35 mila euro per i nuovi infissi della biblioteca comunale bloccati da 2 anni e che noi abbiamo sbloccato. Senza dimenticare che l’Amministrazione COtugno decise di affittare per alcune classi i locali dell’ex supermercato di via S. Ormisda per una spesa in 4 anni di circa 160 mila euro. Noi siamo intervenuti sui locali di via COlonia Giulia (ex sede vigili urbani) con un costo di circa 40 mila euro, sistemando l’edificio e consentendo il trasferimento dei ragazzi nel plesso di via Colonia Giulia. Tutto questo in meno di un mese. A dimostrazione che si poteva fare anche 4 anni fa facendo risparmiare alla collettività venafrana almeno centomila euro. Sulle cose che abbiamo fatto noi – e che sono solo nostre – e sulle cose, già avviate da chi ci ha preceduto, e che in alcuni casi abbiamo corretto, rimando Cotugno alla lettura del documento che allego.
Nicandro Cotugno parla ma non risponde. Gli rinnovo le domande che gli ho fatto tempo fa: chi era il proprietario del famoso capannone abusivo di via Pedemontana che Nicandro Cotugno ha detto di aver fatto abbattere nel 2008? E quel proprietario, per 30 anni, ha pagato i tributi comunali su quell’edificio? Chi ha incassato i fitti? E il proprietario ha pagato al fisco la quota relativa al canone d’affitto percepito? Perché uno che vuole fare il moralista deve dimostrare di avere i titoli per farlo. Sarebbe imbarazzante che chi vuole dare lezioni di morale risulti essere stato proprietario per decenni, essendo contemporaneamente amministratore comunale, di un edificio abusivo o peggio – ma sono sicuro che non sia così – evasore di tributi comunali.
D’altronde non conta tanto la quantità del tempo che si dedica ad un lavoro quanto la qualità. Cotugno forse perdeva tempo, come dimostrano le vicende del dimensionamento scolastico. Il COmune di Venafro, quando c’era lui, prendeva sempre “mazzate”, quest’anno le cose sono andate diversamente.
Un’ultima cosa: visto come è finita miseramente la sua esperienza politica e amministrativa, gli consiglio di dedicarsi anima e corpo al suo nuovo prestigioso incarico che, mi dicono, gli sarebbe stato affidato dopo le elezioni comunali. Quello di consigliere di amministrazione della Fondazione Neuromed, incarico che – se fosse confermato – gli è stato affidato sicuramente per le sue notevoli competenze in materia sanitaria e per le sue enormi capacità, dimostrate sul campo, di amministratore. Certo che, se fosse vero, questo incarico ci fa capire tante cose, a partire dalle posizioni che Cotugno assunse, a suo tempo, nelle vicende dell’ospedale “SS. Rosario”. E’ un destino, comunque, che io e Cotugno dobbiamo stare su fronti diversi, anche in questo: io a difesa della sanità pubblica, lui – da amministratore di Neuromed – oggettivamente a difesa della sanità privata.
Spero di non aver dimenticato nulla.