Venafro ha origini sicuramente sannitiche, eppure conserva i segni incancellabili della urbanizzazione romana in un cardo-decumanico nel quale ancora si riconoscono i resti imponenti di un Teatro, di un Ninfeo, di ville sontuose nonché di un Anfiteatro (Verlascio).
Fino a poco tempo fa il monumento appariva nella sua integrale forma architettonica, frutto delle trasformazioni avvenute nel tempo, comprese quelle del Cinquecento e del Seicento che ne mutarono definitivamente l’aspetto trasformandolo in un caratteristico complesso di edifici rurali, aggregati tra loro a formare una grande piazza.
L’ellisse che ne costituiva geometricamente il perimetro esterno aveva il diametro maggiore di circa 110 metri e quello minore di circa 85 metri. Le gradinate si sviluppavano per una superficie complessiva di circa 4.000 metri quadrati con la possibilità di accogliere fino a 15.000 spettatori. L’impianto fu certamente usato molto spesso e di sicuro in esso si svolsero importanti giochi all’epoca di Augusto, come è documentato da una epigrafe che testimonia la sua esistenza almeno dal I secolo d.C.
Quando l’impianto perse la sua originaria funzione di luogo per lo spettacolo, divenne naturalmente funzionale alla nuova economia rurale collegata alla cultura agraria medievale, soprattutto in epoca aragonese.