E’ sconvolgente scoprire cosa sia stata capace di fare la Soprintendenza all’interno dell’antica chiesa di S. Francesco a Venafro.
Pensate: questi interventi vengono chiamati “restauro”!
Quando vediamo oscenità fatte dai privati sulle facciate delle loro case o all’interno dei propri palazzi, molto spesso ci chiediamo: Ma perché la Soprintendenza ai Beni Culturali non interviene?
Se ad intervenire dovessero essere quelli che fanno questi scempi, avremmo poche speranze per il futuro.
Se io fossi vescovo lancerei una scomunica irreversibile all’autore di questo massacro fatto con i soldi dei contribuenti e con il cattivo gusto di chi usa le chiese per personali esercitazioni irrazionali.
Una farneticazione di ferraglie, inserite in una chiesa che aveva un interno tardo-barocco dignitoso e stilisticamente corretto, ha stravolto ogni più elementare e comune senso del pudore.
Ma è mai possibile che il patrimonio storico ed architettonico delle nostre comunità debba essere messo in mano ad autentici massacratori, nel senso peggiore del termine, che in nome di un maldestro originalismo distruggono a proprio piacimento quelle cose che storicamente appartengono alla comunità che le ha create per soddisfare le proprie esigenze di culto?
Se questi architetti avessero fatto un intervento simile in una moschea o in una sinagoga, pensate che sarebbero sfuggiti ad una esemplare pena corporale?
Non credo che si debba essere esperti di liturgia per capire che questo ignobile e disordinato groviglio di tubi, travi e lamiere sia incompatibile con la spazialità della chiesa.
Senza dire poi del divertente sistema del taglio del pavimento che permette di guardare comodamente dal basso che tipo di indumento intimo sia indossato dalle fedeli che vanno con la gonna in chiesa a sentire la messa!
Oppure, forse, l’architetto voleva trasformare la chiesa in un locale per lap-dance?
Fonte:http://www.francovalente.it/2010/12/10/il-restauro-di-s-francesco-di-venafro-roba-matti/