VENAFRO. «Immigrati a Venafro, quale integrazione?» si chiede Alfonso Cantone. Il capogruppo di minoranza, infatti, raccoglie le preoccupazioni dei cittadini venafrani considerato che ulteriori privati avrebbero offerto immobili per accoglierne altri. «Gli immigrati a Venafro, come in tutto il Molise, come in tutta l’Italia, non sono una novità: diventa una novità se cittadini di Venafro, non certo per opera caritativa mettono a disposizione locali di proprietà (ubicati perfino nel centro cittadino) per ospitarli. Non sono alberghi, né strutture aperte al pubblico, sono abitazioni che privati cittadini offrono ad organismi di diritto pubblico perché i profughi sbarcati dall’Africa che dalla Sicilia, dalla Calabria e dalle Puglie salgono verso la Penisola possano trovare accoglienza». Insomma, Cantone pone e si pone «alcune domande obbligate: da dove deriva questa ansia di carità di privati cittadini? Sorge il dubbio della necessità di utilizzare proprie abitazioni per frutti economici di certificata provenienza pubblica. Del resto è ben noto che nel resto del Molise, ma anche nel resto dell’Italia, strutture alberghiere a fronte di contratti di lunga durata concedono ospitalità che ripagano dei vuoti dovuti alla mancanza di turisti». Dunque, profughi accolti non tanto per spirito di solidarietà quanto piuttosto per business secondo Cantone e secondo gran parte degli italiani. «Ma – aggiunge il consigliere – sorge anche il dubbio della capacità da parte di una terra come quella venafrana (e quella del Molise) di poter ospitare persone lontane per struttura sociale e culturale senza un’adeguata preparazione reciproca che rischia di provocare incomprensioni e diffidenza fino ad involontari scontri. Il Molise è una terra di 300.000 abitanti e non c’è dubbio che possa ospitare immigrati, ma davvero si è sicuri che vi siano le premesse culturali perché avvenga questa ospitalità senza creare scompiglio nel tessuto sociale? Cosa fa la Regione, le Province (in particolare quella di Isernia), la Prefettura? C’è gente capace di far fronte a questi (ed altri innumerevoli) interrogativi sul tema?». Quindi, Cantone ricorda come «il Consiglio Regionale con una legge del 20 maggio 2004 creò un Osservatorio permanente per l’immigrazione afro-asiatica in Italia con lo scopo di studiare i fattori immigratori nel territorio regionale perché studiasse il problema dell’immigrazione e presentasse le soluzioni adeguate. Quali sono i risultati ottenuti? A quanto mi consta, tale Osservatorio non si è più riunito. Ritengo pertanto doveroso invitare la Regione ad interrompere gli eventuali finanziamenti nei confronti dell’Osservatorio e nel contempo utilizzarli per scopi umanitari. I cittadini sono stufi ed esigono risposte immediate».