L’obiettivo sembra essere scontato: investire Iorio con tutta la potenza della sua tribuna parlamentare del mercoledì, per costringere, in un modo o nell’altro, i magistrati molisani a darsi una mossa e prendere provvedimenti nei confronti del presidente della Regione. Tutto ciò a dispetto di qualunque regola di democrazia e rispetto delle regole del vivere civile. A suo tempo, nel medioevo avanzato, lo facevano i vescovi. Tuonavano dal pulpito accusando di stregoneria le persone più benestanti, Arrivavano poi gli inquisitori che imprigionavano i poveracci, li torturavano, li processavano sommariamente e li mandavano sul rogo. Si scopriva, poi, quasi sempre, che le proprietà di streghe e scomunicati vari finivano nelle mani della chiesa e, nel caso specifico, degli stessi vescovi che avevano aperto la procedura inquisitoria. Sono tempi di cui la chiesa si è vergognata e si vergogna. Qualcosa di simile lo abbiamo già visto in Italia, con Tangentopoli, quando in mezzo a vagonate di delinquenti, finì nei guai anche qualche innocente che non c’entrava niente e che ne usciva suicidandosi. In quel periodo di Tangentopoli furono tanti coloro che si suicidarono senza attendere giudizio Di Pietro, forse nostalgico di quei tempi, oggi pensa che tutto gli sia ancora permesso. Non è così. Il fango che l’exPm sta buttando su Iorio inevitabilmente investe anche il Molise e le sue istituzioni, arrecando enormi danni alla nostra regione. La tattica di Iorio: incassare senza perdere la sua consueta freddezza e senza replicare all’exPm ancora una volta si sta rivelando vincente. Il silenzio e la noncuranza sono il maggior disprezzo, anche se, più di qualcuno, comincia a pensare che Iorio farebbe bene a rispondere. Forse lo farà. Ma oggi una cosa è chiara: c’è uno che urla e si agita e un altro che resta zitto e lavora. L.M.
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