ROMA – “I gruppi parlamentari del Movimento 5 Stelle non dovranno associarsi con altri partiti o coalizioni o gruppi se non per votazioni su punti condivisi”. Non sono solo gli insulti di Beppe Grillo a Pierluigi Bersani a rendere improbabile un’intesa tra il Pd e il M5S, ma anche una precisa norma del “Codice di comportamento eletti Movimento 5 Stelle in Parlamento” consultabile sul sito del leader e che “dovrà essere inserito nello stesso statuto di cui il gruppo parlamentare dovrà dotarsi”.
Rotazione delle cariche. Un elenco di 18 punti, ispirati soprattutto al principio della democrazia diretta e alla volontà di tagliare drasticamente i costi della politica (ma anche alla fobia del contraddittorio), in cui si dettano le regole a cui dovranno sottostare i neo deputati e senatori del M5S. Norme destinate a stravolgere consuetudini super consolidate nella pratica parlamentare, come quella che stabilisce la rotazione trimestrale della carica di presidente di gruppo e di portavoce, o quella che impone agli eletti di “rifiutare l’appellativo di ‘onorevole’ e optare per il termine cittadina o cittadino”.
Divieto di tv. Ai parlamentari del movimento viene poi fatto espresso divieto di partecipare a talk show televisivi. La comunicazione, come è nel Dna del M5S, viene affidata piuttosto al suo canale Youtube dove, in assenza di contradditorio diretto, il Codice alla voce “trasparenza”, prevede che le votazioni parlamentari vengano “motivate e spiegate giornalmente con un video”.
Comunicazione in mano al leader. A livello parlamentare, Beppe Grillo riserva però a se stesso la facoltà di coordinare la comunicazione delle attività parlamentari. “Il Regolamento della Camera dei Deputati e del Senato – si legge nel Codice – prevede che a ciascun gruppo parlamentare vengano assegnati dall’Ufficio di Presidenza contributi da destinarsi agli scopi istituzionali riferiti all’attività parlamentare, nonché alle ‘funzioni di studio, editoria e comunicazione ad essa ricollegabili’. La costituzione di due ‘gruppi di comunicazione’, uno per la Camera e uno per il Senato, sarà definita da Beppe Grillo in termini di organizzazione, strumenti e di scelta dei membri, al duplice fine di garantire una gestione professionale e coordinata di detta attività di comunicazione, nonché di evitare una dispersione delle risorse per ciò disponibili. Ogni gruppo avrà un coordinatore con il compito di relazionarsi con il sito nazionale del M5S e con il blog di Beppe Grillo”.
“La concreta destinazione delle risorse del gruppo parlamentare ad una struttura di comunicazione a supporto delle attività di Camera e Senato su designazione di Beppe Grillo – prosegue il punto in questione – deve costituire oggetto di specifica previsione nello Statuto di cui lo stesso gruppo parlamentare dovrà dotarsi per il suo funzionamento. E’ quindi necessaria l’assunzione di un esplicito e specifico impegno in tal senso da parte di ciascun singolo candidato del M5S al Parlamento prima delle votazioni per le liste elettorali con l’adesione formale a questo documento”.
Obbligo di dimissioni se condannati. Il capitolo “Trasparenza” prevede poi “votazioni in aula decise a maggioranza dei parlamentari del M5S”, che ci si debba “obbligatoriamente se condannato, anche solo in primo grado”, mentre “nel caso di rinvio a giudizio sarà invece sua facoltà decidere se lasciare l’incarico”. Le norme obbligano poi ad una “rendicontazione (delle) spese mensili per l’attività parlamentare (viaggi, vitto, alloggi, ecc) sul sito del M5S”.
Cinquemila euro lordi di stipendio. L’aspetto della retribuzione è affrontato però più nel dettaglio nell’apposito capitolo “Trattamento economico” dove si stabilisce che “l’indennità parlamentare percepita dovrà essere di 5 mila euro lordi mensili, il residuo dovrà essere restituito allo Stato insieme all’assegno di solidarietà (detto anche di fine mandato). I parlamentari avranno comunque diritto a ogni altra voce di rimborso tra cui diaria a titolo di rimborso delle spese a Roma, rimborso delle spese per l’esercizio del mandato, benefit per le spese di trasporto e di viaggio, somma forfettaria annua per spese telefoniche e trattamento pensionistico con sistema di calcolo contributivo”.
L’iniziativa dal basso. Il Codice prevede anche che “le richieste di proposte di legge originate dal portale del Movimento 5 Stelle attraverso gli iscritti dovranno obbligatoriamente essere portate in aula se votate da almeno il 20% dei partecipanti. I gruppi parlamentari potranno comunque valutare ogni singola proposta anche se sotto la soglia del 20%”.
Espulsioni decise online. A decidere di eventuali “palesi violazioni” delle regole di comportamento e della conseguente espulsione saranno “i parlamentari del M5S riuniti, senza distinzione tra Camera e Senato” che potranno “proporre l’espulsione di un parlamentare del M5S a maggioranza”. “L’espulsione – precisa la norma – dovrà essere ratificata da una votazione on line sul portale del M5S tra tutti gli iscritti, anch’essa a maggioranza”.