di Chiara Maraviglia fonte : http://www.primonumero.it/attualita/primopiano/articolo.php?id=10123
Dai polli di Bojano ai vini e all’olio del Basso Molise. Dalle piste da sci dell’Alto Molise alle navi del porto di Termoli, fino allo zucchero e alle strade. La Regione Molise ha le mani ovunque. Praticamente in tutti i settori produttivi, rimpinguati con le quote pubbliche. Ben poco sfugge al controllo, specie quando si tratta di posti di lavoro, con cui da sempre la politica riesce a tenere a bada il consenso elettorale. Figuriamoci poi nel microscopico Molise: sono cinquantacinque le società partecipate spalmate su tutto il territorio, dai monti fino al mare, nelle quali l’ente di palazzo Moffa detiene una percentuale di azioni. Proprio così. Tantissime. Veramente troppe per la seconda regione più piccola d’Italia.
Ma il tempo delle “vacche grasse” è finito. Oggi come oggi la parola “dismissione” è d’ordine. L’ha sbandierata ai quattro venti in più occasioni il Tremonti made in MoliseGianfranco Vitagliano, che ha partorito l’idea di cedere definitivamente la stragrande maggioranza delle partnership, per eseguire alla lettera quanto prevede la Finanziaria 2008, con la quale sono stati introdotti limiti alla costituzione e partecipazione in società per le amministrazioni pubbliche, mettendo da parte quelle non “strettamente necessarie ai fini istituzionali”. Dopo l’approvazione delle linee di indirizzo la Giunta regionale ha dato l’ok alla ricognizione delle partecipazioni possedute a titolo diretto e indiretto, avviando ufficialmente il percorso di dismissione o mantenimento, tutti atti pubblicati nel bollettino ufficiale dello scorso 16 febbraio, insieme al documento istruttorio.
Ed è così che si cominciano a chiudere i rubinetti, scegliendo quali società “salvare”, tra le 55 che fino a oggi hanno goduto del sostegno pubblico. Solo una ristretta cerchia di Spa o Srl continuerà ad avere come socia la Regione, e con essa la garanzia di sistematici salvataggi a orologeria qualora le cose dovessero mettersi male. Nessun sacrificio per l’Autostrada del Molise Spa, società della quale esiste il direttivo da anni, al costo di duecentomila euro ogni 12 mesi senza che si sia ancora vista una pietra sulla fantomatica Termoli-San Vittore. E’ in cima alla lista delle “graziate”, con, subito dopo, FinMolise Spa, la Finanziaria della Regione. Scampano alla dismissione anche Molise Dati che si occupa di informatizzazione, Sviluppo Italia Molise Spa,FinMolise Sviluppo e Servizi e Korai, alias il Consorzio regionale per le Amministrazioni e imprese. La rosa delle irrinunciabili è esattamente questa. Sei società, per le quali la Regione spenderà ancora soldi pubblici, mantenendo saldo il controllo. Per le altre invece, presto o tardi saranno indette delle gare pubbliche, nelle quali il privato che già è partner della regione avrà il diritto di prelazione sull’acquisto. In questo modo la Regione si chiamerà fuori.
In una seconda lista sono inserite società che non sono ancora nelle condizioni di suscitare l’interesse privato, e per le quali si dovrà attendere prima della cessione delle quote. Tra queste ci sono Gestione Alimentare Molisana Srl, Sviluppo Montagna Molisana Spa, Molise Sviluppo Scpa, Molise Innovazione Scpa. E ancora il Centro fieristico di Selvapiana Spa, Funivie Molise Spa e la Solagrital. «Dismetteremo anche queste, ovvio… Ma in questo caso è come se fosse un palazzo non manutenuto bene, bisogna prima intervenire per renderlo appetibile all’esterno». Per l’assessore Gianfranco Vitagliano è tutto fin troppo logico.
Quali sono i criteri? Perché solo alcune saranno miracolosamente ancora sovvenzionate dalla Regione e la maggior parte saranno invece tagliate fuori? E perché proprio quelle? «La scelta è strategica, abbiamo optato per l’informatica, con la Molise Dati, che è già divenuta in house, perché per questo settore non c’è remunerazione…è difficile che un privato possa avere interesse. Per la finanza e Sviluppo Italia, stesso discorso».
Ed è così che, se da un lato c’è un ristretta cerchia di intoccabili, dall’altro su una lunghissima sfilza di partecipazioni la ghigliottina è già decisa. Si tratta di società che «svolgono attività meramente produttive non strettamente necessarie per il raggiungimento dei fini istituzionali della Regione né configurabili come strumentali al soddisfacimento dei bisogni della collettività regionale». Nell’elenco figurano ben 42 tra sigle e acronimi, i più disparati, che spaziano dalle piste da sci di Campitello al Coteb, Consorzio di Ortofrutta di Larino, passando per i Confidi, che si occupano dei piccoli prestiti alle aziende. In pole position c’è la dismissione delle quote delloZuccherificio, per il quale è stata già disposta la ricapitalizzazione a suon di 15 milioni di euro, nonostante il destino sia già segnato.
E anche in questo caso, il componente della Giunta Iorio non intravede nessuna contraddizione nei passi compiuti dal governo regionale. «E’ stato ricostituito il capitale proprio per dismetterlo, per salvare l’azienda, altrimenti fallirebbe…».
La Regione si farà da parte anche in un’altra società che avrebbe dovuto “risollevare le sorti” dell’economia termolese. E non con lo zucchero, ma con i viaggi oltrefrontiera, in Croazia. La famosaLtm, proprietaria del catamarano Termoli Jet, uno dei più clamorosi fallimenti della gestione del governatore Michele Iorio. Dopo aver speso la bellezza di 10 milioni di euro, per quello che si è rivelato il peggior naufragio a carico delle tasche dei cittadini, la Regione se ne libera una volta per tutte, o almeno tenterà di farlo. «La società è in liquidazione, e quindi cosa vuol dire? Semplice – dice ancora Vitagliano – è come un negozio, quando va in liquidazione viene messo in vendita…e la nave sarà quindi venduta».
A spulciare nell’elenco delle dismissioni, balza agli occhi anche la Ifim Spa, società isernina alla quale la Giunta regionale nel 2007 decise di affidare alcuni importanti servizi finanziari. Tra i suoi partner compare, oltre alla Finmolise, la Soim Sa di Lussemburgo, e Francesco Perna, ex amministratore delegato dello Zuccherificio, figlio del patron Remo. Ma stranamente c’è anche l’Aeroporto del Molise, società iscritta nel registro delle imprese nel 1998 e attualmente in liquidazione, della quale la Regione, tramite il Consorzio per lo Sviluppo Industriale di Campobasso Boiano (azionista maggioritario della Aeroporti Molise Spa) e la FinMolise detengono la maggioranza delle azioni. Nata ad hoc per realizzare un altro fantasmagorico progetto, quello dello scalo aereo tra i Comuni di Cantalupo del Sannio e San Massimo. E c’è anche la Geomeccanica, azienda venafrana travolta dal tracollo finanziario.
Tra le escluse ci sono anche numerose cantine vinicole e oleifici. Finanche cooperative di allevatori. Imprese dalle quali la Regione tuttofare si dissocia, per lasciar posto ai privati. Sempre se faranno gola a qualcuno.
(Pubblicato il 27/02/2012)