C’è qualcuno che sembra aver deciso di far chiudere il Carsic di Venafro. Potrebbe sembrare incredibile, ma è proprio così. Un incontro di venerdì scorso, a Venafro, tra sindacati e proprietà, ha testimoniato la ne. contrarietà dei rappresentanti sindacali a qualunque proposta fatta dai datori di lavoro per superare la crisi economica che ha colpito l’istituto a causa del non adeguamento delle rette di ricovero da parte della Regione.
La Triplice infatti ha praticamente detto no a tutto. Ha detto no alla trasformazione del contratto di lavoro, da casa di cura a istituto di riabilitazione (quale è il Carsic). Ha detto no al contratto di solidarietà, sulla stregua di quanto fatto dalla Cattolica che, a Campobasso, non ha più licenziato nessuno dopo che il personale indistin.mente ha accettato una riduzione percentuale del salario per tutti. Ha detto no alla riduzione del 10% delle retribuzioni, che avrebbe consentito il mantenimento dei livelli occupazionali.
Per finire, ha detto anche no alla proposta di un referendum tra il personale per verificare la volontà di una taglio agli stipendi come clausola Per la salvaguardia di tutti i lavoratori.
Insomma, no, no e ancora no. Una presa di posizione durissima e inaccettabile da parte della proprietà. Un atteggiamento che sembra voler nascondere l’intenzione di mandare tutto a gambe all’aria: posti di lavoro, struttura e collaboratori esterni che gravitano attorno al Carsic, traendone una fonte di sostentamento.
A questo punto tutto è possibile. La proprietà ave. chiesto un segnale di disponibilità, di responsabilità, di concretezza. Ma non è arrivato nulla, se non una sterile contrapposizione che sembra nascondere la voglia di far saltare tutti gli equilibri per far chiudere la struttura e rendere così disponibili, magari per altri, i suoi posti letto.
Niente di più sbagliato, perchè se il Carsic non rimette in equilibrio il suo conto economico, i mi a subirne le conseguenze saranno proprio i lavoratori. Chi si illude che un nuovo Carsic, nelle mani di qualcun altro, possa mantenere quei livelli occupazionali, non ha capito niente. Alla fine ci saranno solo altri cento e più poso di lavoro che vanno in fumo, in un territorio martoriato come quello venafrano.
Sarebbe questa l’occasione, per i lavoratori, di far sentire la loro voce e non accettare passi.mente le decisioni prese da chi vuol far .Ita re tutto. La proprietà le sue proposte le ha fatte: riequilibriamo i conti, facciamo un sacrificio e, appena sarà possibile, già nel 2015, potremmo tornare ai livelli retributivi precedenti, ma non c’è stato nessun segnale di ragionevolezza.
A questo punto tutto è possibile, ma il sospetto è che, se andrà avanti il braccio di ferro, chi pagherà il conto peggiore saranno i più deboli.