Nella giornata di ieri si è tenuta ad Isernia la conferenza stampa guidata dal Procuratore Paolo Albano riguardante l’operazione denominata “Cover Wast”. Albano ha precisato che l’indagine ha avuto inizio seguito le dichiarazioni depositate dell’ormai noto Schiavone. L’imbarazzo iniziale durante la conferenza stampa era palese, difficile, infatti, motivare e giustificare un dannoso immobilismo durato dodici anni.
Molto più realistico ipotizzare che senza quei servizi giornalistici inizialmente considerati “visionari”, il marcio del territorio Molisano non sarebbe mai emerso. Non vi è dubbio che l’indagine della “competente” Procura di Campobasso direzione distrettuale antimafia, sia partita prima, ma come tutti i misteri Italiani, si è impantanata tra interessi privati, omissioni e incapacità di un ente politicizzato e pubblico come l’ARPA Molise. Ad oggi hanno trovato riscontro le dichiarazioni rese dai testimoni che identificavano alcuni appezzamenti di terreno siti in Venafro e Sesto Campano come “discariche abusive”. Attualmente i terreni risultano essere posti sotto sequestro. Il caso, inizialmente minimizzato e sottovalutato, mostra risvolti preoccupanti. In seguito agli scavi effettuati ad una profondità dei 5/7 metri è stato rinvenuto materiale argilloso di colore nero emanante odore di “idrocarburi”, materiale proveniente da costruzioni edili, materiale plastico, buste con materiale irritante, materiale compatto proveniente da una nota fonderia, rottami ferrosi, filtri olio e onduline di eternit. Ritrovati anche fusti che sposteranno le indagini in campo chimico tossicologico. I terreni oggetto di indagine sono incolti e non risultano interessate le falde acquifere, questo quanto affermato da Albano. Obiettivamente è difficile affermarlo con certezza, in quanto i fusti ritrovati non essendo integri avrebbero potuto rilasciare durante gli anni il loro contenuto. Non ci resta che attendere ed infine valutare questa nuova anomalia tutta Italiana.