È iniziato ieri lo sciopero della fame e della sete che vede protagonista Gianni Vaccone, presidente del Comitato S.S. Rosario di Venafro.
Le motivazioni sono ormai note e rintracciabili nei vari articoli che si susseguono sulla carta stampata e sulla rete.
Oggetto della contesa è la chiusura del nosocomio Venafrano, struttura di punta negli scorsi anni ed oggi ridotto ad una vecchia scatola priva del contenuto.
Il meccanismo politico è sempre lo stesso: tagliare i servizi, rendere l’ospedale inefficiente e interrompere le forniture di materiale sanitario.
In questo modo l’opinione pubblica tende a schierarsi inconsapevolmente dalla parte del politicante, proferendo la classica frase “È meglio chiuderlo”.
Nel corso degli anni la sanità è stata la puttana del potente di turno, utilizzata per una sveltina in campagna elettorale, per accordi politici, per inserire qualche parente/figlio o garantire un posto di prestigio al medico di turno.
La domanda da porsi è: Come siamo arrivati a questa situazione?
La motivazione è sempre la stessa, c’è sempre tempo per salvare il salvabile e c’è sempre qualcuno che lo fa per noi.
La conferma arriva anche in questo caso. Innumerevoli sono le manifestazioni di solidarietà nei confronti di chi protesta, le presenze davanti l’ospedale però, restano risicate o per meglio dire quasi nulle. Le proteste dovevano essere eclatanti e interessare la stampa nazionale, solo così qualcosa poteva essere cambiato. Solo quando sarà troppo tardi ci accorgeremo di essere stati vittime e carnefici.
Gli “artico/letti” fino ad oggi non entrano nel merito della questione, si limitano a riportare notizie da paesello, non inserendo il discorso sanitario in un discorso logistico di riorganizzazione sanitaria, che va oltre le logiche Comunali e Regionali.
Bisogna aver il coraggio di dire ai Venafrani che l’ospedale ha ormai il destino segnato, che a limite lo stesso può essere nuovamente ceduto ad un nuovo “magnaccio”.
Possiamo chiamarla rimodulazione, riconversione, riorganizzazione, alla fine la struttura andrà nelle mani del solito noto per i soliti interessi politici.
Non resta che fare i complimenti al presidente Frattura, il quale ha dimostrato una spiccata capacità nel prendere per il “culo” il popolo Venafrano e Molisano, meglio di lui aveva osato fare solo il suo predecessore.
Non ci resta che attendere l’esito della controversia seduti sulle nostre poltrone, manifestando solidarietà a distanza da buoni Venafrani.
“Peccare di silenzio, quando bisognerebbe protestare, fa di un uomo un codardo”