Giunge dall’Espresso l’ennesimo attacco della stampa nazionale a Michele Iorio. Roba costruita su notizie trite e masticate. E’ questo lo spunto, dopo anni di rapporti falsati tra Potere e informazione locali, che induce il Ponte a chiedere ufficialmente un’intervista al presidente della Regione. Senza sconti e senza preconcetti.
Cortese Presidente,
non le nascondo il senso di nausea nel leggere sulla stampa nazionale l’ennesimo attacco alla sua persona (politicamente intesa). Eppure chi le scrive, con molti difetti e qualche merito, non le ha mai risparmiato critiche o effettuato sconti sulla sua vita politica. Il voltastomaco – perdoni l’espressione poco consona al galateo istituzionale – questa volta ce la provoca il numero in edicola dell’Espresso. Il tema prescelto, nel caso specifico, è quello del terremoto del 2002 e l’estensione dell’area colpita dal sisma a tutta la provincia di Campobasso.
Sappiamo già qual è la sua obiezione. A scrivere nero su bianco “terremoto che ha colpito la provincia di Campobasso” è stato lo stesso Presidente del Consiglio del tempo, Silvio Berlusconi, quello che le ha conferito il ruolo di Commissario per la ricostruzione. Ciò non toglie nulla, tuttavia, alla responsabilità politica che lei a nostro avviso ha rispetto a quella vicenda. Ma non è questa la sede, quella di una lettera aperta, per trattare un argomento così vasto e complesso.
Tornando al nostro tema, quello della “cattiva stampa”, come lei lo definisce, le questioni sulle quali riflettere sono due: una sta a valle e l’altra a monte. A valle c’è la stampa nazionale che, a turno e sempre fuori tempo, scopiazza maldestramente il lavoro d’inchiesta fatto sul piano locale da pochi e coraggiosi giornalisti. Accade allora che lei venga fatto oggetto non solo di articoli messi su alla carlona ma, come c’è capitato recentemente di vedere, di interviste raffazzonate che, potendosi concentrare (con un minimo di preparazione) su mille temi di altro spessore e interesse, finiscono per privilegiare l’arredamento dei suoi uffici o minchionerie di questo tipo. Ma tant’è. Lo studio che dovrebbe precedere un’inchiesta o una semplice intervista, in questi casi, è pari alla considerazione che la stampa nazionale ha per la nostra Regione, prossima allo zero.
Tuttavia non va commesso l’errore di confondere le conseguenze con la causa, quella che sta a monte di molte cose, compreso lo sputtanamento nazionale. A monte, Presidente, c’è la causa di quanto lei lamenta come “cattiva stampa”. E la cattiva stampa nazionale non è, come lei è portato a credere, l’effetto di una qualche mano passaveline, ma è semplicemente il risvolto di segno uguale e contrario dell’eccesso di “buona stampa” di cui lei gode e di cui ha sempre goduto. Percorrendo a ritroso gli undici lunghi anni alla presidenza della Regione, appare evidente come il suo rapporto con la stampa e l’informazione locale sia stato drogato a tal punto da finire per avvelenare i pozzi. Lei non ha mai cercato o promosso il confronto, ma sempre l’applauso e il monologo.
Da Nuovo Molise, il foglio riconducibile a Giuseppe Ciarrapico (che da suo amico è poi diventato il suo più duro avversario) sino all’ultimo ciclostile di questa Regione, tutto è stato oggetto delle sue attenzioni, dirette o indirette, delle sue mire, del suo narcisismo. Non che questo la differenzi da altri politici, anzi: da Benito Mussolini a Silvio Berlusconi lei è in buona compagnia. C’è però qualcosa che la differenzia sia dal Duce che dal Cavaliere. Il primo, andando per le spicce, ha risolto il problema mettendo fuori legge i giornali e i partiti di opposizione mentre il secondo, pur lasciando tutto apparentemente immutato, ha proceduto per bavagli, epurazioni, editti e nomine. Insomma, mentre Silvio e Benito si sono preoccupati di accoppare la loro “cattiva stampa” lei l’ha proprio abolita a monte, “comprando” tutto quello che era possibile comprare. La sua Opa invisibile sulla stampa e l’informazione locale, dalla vergognosa legge a sostegno della carta stampata alla pubblicità istituzionale distribuita senza alcun criterio e favorita senza alcun ritegno, le ha permesso di vivere indisturbato, senza che nessun “cane da guardia” del potere potesse disturbarla. Ad infastidirla come una mosca nell’orecchio di un elefante c’è stato per alcuni anni “il solito giornale”, come lei definiva Nuovo Molise. Ma anche in questo caso lei ha avuto buon gioco, spostando abilmente la questione dai temi che Nuovo Molise trattava alla figura “demoniaca” di Ciarrapico. Non v’era tema di cui si trattasse che non venisse ricondotto al “pluripregiudicato editore ciociaro”.
Bene, quel tempo è finito e noi per primi ne siamo lieti. Il tempo degli assedi, delle contrapposizioni frontali e delle persecuzioni (ci sono state anche queste, glielo assicuro) è oggi terminato ed è necessario aprire una stagione nuova nei rapporti tra Potere e Informazione. Al potere c’è ancora lei ma l’informazione però è cambiata. Nel marasma a mozzafiato degli anni scorsi è nata, cresciuta e si è preparata una classe di giornalisti locali che interpretano la professione con spirito di lealtà e indipendenza di giudizio. Ciò non vuol dire che i giornalisti non abbiano idee proprie o che debbano autocensurarsi nell’esprimerle; ciò vuol dire che lei ha sia l’opportunità di confrontarsi serenamente sia la garanzia della massima professionalità, senza la necessità di cercare il compiacimento o di evitare il colpo alle spalle.
E’ per questo che le chiediamo, come gesto di rispetto verso la stampa e l’informazione locali, come gesto di apertura di una stagione nuova e di pacificazione di una stagione passata di accettare l’intervista che il Ponte qui le propone ufficialmente e pubblicamente (una richiesta in tal senso le perverrà anche personalmente).
La nostra intenzione è quella di intervistarla a telecamere e microfoni aperti, senza alcun preventivo accordo che non sia quello del giorno e dell’ora della visita. Ci faccia sapere, possibilmente a stretto giro di posta. Noi siamo già pronti a formularle qualche domanda, consapevoli di rendere un servizio ai cittadini molisani, all’informazione e, in ultima istanza, anche a lei. Ci dimostri, insomma, che tra Silvio e Benito esiste una terza via.
Cordialmente.
Pasquale Di Bello
www.ilponteonline.it