E’ proprio il caso di dirlo, di sperare che per una volta questa affermazione possa trovare riscontro nella realtà.
Viste le precedenti decisioni prese in merito al trasferimento di altre illustrissime personalità che hanno ricoperto il ruolo di “guardiano” del convento di San Nicandro, sembra scontato che ci si debba proprio affidare al miracolo.
Difficilmente la chiesa rivede le proprie decisioni.
E’ giusto rammentare a chi oggi si assume la responsabilità di trasferire fr. Giampiero, che quella “comunità” oggi presente attorno al convento di San Nicandro, non è frutto della casualità ma risultato di chi umilmente ha lavorato, ha ascoltato ed è stato punto di riferimento della popolazione Venafrana.
Nel corso degli anni è stato fautore di lodevoli iniziative che hanno avuto come risultato il rafforzamento di un rapporto di fiducia e di rispetto, che spinge oggi molti di noi ad intervenire per richiedere l’annullamento di un ingiusto trasferimento, cosicché fr. Giampiero possa continuare a svolgere le proprie funzioni a favore della comunità.
Nel corso dei giorni i maggiori esponenti dei comuni interessati hanno manifestato, inviando comunicazione scritta al diretto superiore, il loro rammarico richiedendo un ripensamento.
La risposta ad oggi non è ancora pervenuta.
Comportamento alquanto strano di chi, come la chiesa, fa delle parole il maggior mezzo di comunicazione, di chi dovrebbe dare risposte alle domande avendo come punto fondamentale e di partenza il bene dei propri fedeli.
A questo punto è lapalissiano il diverso modo di comunicare, da una parte fr. Giampiero sempre aperto al dialogo, all’incontro, alla discussione e al perdono, consapevole della caducità dell’animo umano, dall’altro, il silenzio che ha portato la chiesa ad essere un’entità poco aperta e da pochi conosciuta, distante dal vivere terreno.
Forse questa distanza è frutto di visioni antitetiche di intendere la fede cristiana, ideologicamente unica e sola.
Non è “cristiano” pensare che differenti punti di vista possano essere motivo e/o causa scatenante di un prematuro trasferimento e, ci tengo a dirlo, sicuramente non sarà così.
Ma il silenzio di certo non è la risposta migliore per fugare ogni dubbio.
Intanto si è tenuta presso il convento sopraccitato, l’ultima messa con la quale il frate ha voluto ringraziare la comunità che lo ha amorevolmente accolto.
Non ci resta che sperare che per una volta la chiesa manifesti il suo lato caritatevole.
“A viver della bontà dell’animo umano spesso si muore moralmente affamati”.