Lo Stato può decidere il numero massimo dei consiglieri regionali e anche il limite massimo della loro indennità e degli emolumenti che percepiscono. La Corte Costituzionale ha rigettato il ricorso di alcune regioni che avevano posto la questione di incostituzionalità delle norme con le quali lo Stato è intervenuto riducendo del 30 per cento il numero dei consiglieri regionali.I tagli risparmieranno soltanto le Regioni a statuto speciale e le province autonome di Trento e Bolzano. La sentenza, la n. 198 del 20 luglio 2012, pubblicata cioè ieri, stabilisce l’infondatezza e l’inammissibilità dei ricorsi per quanto riguarda invece le regioni a statuto ordinario, tra cui il Molise. Quindi la norma statale che prevede la riduzione del numero di consiglieri regionali in queste regioni è valida e vigente e deve essere applicata subito, a partire dalle prossime consultazioni. Questo significa che in Molise, nel caso assai probabile che si torni alle urne anticipatamente, si dovrebbe votare per l’elezione non di 30 bensì di 21 consiglieri regionali. Anzi, secondo molti osservatori, sarà proprio così. Una notizia che potrebbe provocare un autentico terremoto nella politica regionale, mettendo in dubbio anche il sistema elettorale. Attualmente per le elezioni si vota, per la scelta dei consiglieri candidati nel proporzionale, in due circoscrizioni provinciali, quella di Campobasso (che elegge 17 consiglieri regionali) e quella di Isernia (a cui ne spettano 7). Gli altri sei compreso il presidente vengono di norma eletti nel maggioritario e rappresentano il premio di maggioranza. A meno che lo schieramento vincente non ottenga un numero elevatissimo di voti nel proporzionale (eleggendo un numero superiore a quello “minimo”) tale da non rendere necessario totalmente o parzialmente tale premio, come è avvenuto l’ultima volta. La cancellazione della provincia di Isernia, ormai sempre più vicina, potrebbe far venir meno anche la divisione per circoscrizioni provinciali con la creazione di un’unica circoscrizione regionale. A questo punto, però, diventano decisivi i tempi. Infatti se si dovesse votare subito, entro il 2012, non ci sarebbero problemi a riproporre lo stesso sistema elettorale con le due circoscrizioni perché a quella data la provincia di Isernia sarebbe ancora formalmente in piedi e comunque non ci sarebbe il tempo per cambiare il sistema elettorale che, questo sembra pacifico, rimane comunque di competenza delle Regioni. Altrimenti, se si dovesse votare il prossimo anno, la questione si potrebbe presentare e, con i tempi che corrono, si potrebbe davvero arrivare alla circoscrizione unica regionale dove i seggi del proporzionale vengono assegnati ai partiti che presenterebbero un’unica lista. Ad essere eletti sarebbero quindi i candidati più votati in ambito regionale. Una autentica rivoluzione. Ma anche se dovesse rimanere il sistema delle circoscrizioni provinciali, il terremoto ci sarebbe ugualmente, Con la riduzione del 30 per cento si passerebbe infatti da 30 a 21 consiglieri, compreso il presidente. Di questi 17 complessivamente verrebbero eletti sul proporzionale e 3 nel maggioritario. In caso di vittoria, uno schieramento avrebbe diritto a 13 consiglieri su 21 di cui 9 eletti nelle due circoscrizioni proporzionali, 3 nel listino maggioritario più il presidente. Gli altri 8 spetterebbero alla minoranza. Dando un’occhiata, seppure superficiale, ai dati delle ultime elezioni, si può fare qualche previsione, naturalmente da prendere con il beneficio dell’inventario. Alla Provincia di Isernia spetterebbero 5 consiglieri nel proporzionale, gli altri 12 andrebbero alla provincia di Campobasso. Rimanendo in piedi l’attuale sistema, in provincia di Isernia due seggi dovrebbero andare al centrosinistra (Idv e Pd), il resto al centrodestra. Questo significherebbe che si ridurrebbero i margini per i partiti nella provincia di Campobasso. Infatti la provincia di Isernia perderebbe due rappresentanti rispetto ad oggi, quella di Campobasso ben 5. In caso di sconfitta del centrodestra si può ipotizzare l’elezione in totale di non più di 7 consiglieri (uno della minoranza, questa volta, stando ai sondaggi, lo prenderebbe il Movimento 5 Stelle di Grillo). A questi 7 bisognerebbe sottrarre il seggio spettante al candidato presidente sconfitto. Quindi di fatto ne rimarrebbero soltanto sei. Se tre saranno eletti in provincia di Isernia, significa che in provincia di Campobasso ne rimarrebbero altrettanti, al massimo 4 (se il seggio del candidato presidente dovesse scattare sull’ultimo eletto della provincia di Isernia). Una strage dal punto di vista elettorale e politico con la scomparsa di molti personaggi che oggi calcano la scena politica. Ma la stessa cosa accadrebbe al centrosinistra in caso di sconfitta. Se due saranno eletti in provincia di Isernia e uno della minoranza andrà ai grillini, in provincia di Campobasso di posti disponibili ne rimarrebbero appena 5, compreso il candidato presidente sconfitto. Stando ai dati delle ultime regionali, uno a testa lo eleggerebbero Idv e Pd, gli altri due posti se li contenderebbero tre liste: Socialisti, Sel e Costruire Democrazia. E’ chiaro che la riduzione del numero di consiglieri regionali penalizza eventuali liste alternative. Sarebbe difficile che candidati presidenti al di fuori delle coalizioni maggiori possano arrivare al seggio in consiglio regionale. Infatti il quorum necessario si alza notevolmente. Un discorso che vale anche per Massimo Romano e Costruire Democrazia. Se davvero dovesse stare fuori dalla coalizione, rischierebbe molto da questo punto di vista. Avrebbe molte più chance se invece rimanesse dentro la coalizione. Avrebbe la certezza di eleggere un consigliere, se confermasse i voti delle regionali di ottobre, in caso di vittoria del centrosinistra. In questo caso, infatti, nel proporzionale verrebbero eletti 9 consiglieri, di cui sempre due in provincia di Isernia e 7 in provincia di Campobasso, escluso naturalmente il presidente eletto. Una situazione, dunque, che potrebbe rafforzare la posizione di Paolo Di Laura Frattura all’interno del centrosinistra. Quindi da Roma arriva una notizia che rischia di sconvolgere i piani e le strategie dei partiti e degli schieramenti. Tra l’altro la Consulta ha dichiarato legittima anche la previsione della riduzione degli assessori che non possono essere più di un quinto dei consiglieri, cioè appena 4. Ed è da verificare, a questo punto, se possano essere esterni o, come ipotizzato dallo stesso governo, tutti eletti eliminando o escludendo l’incompatibilità tra i due incarichi. Meccanismo che di solito viene usato per far entrare in Consiglio i primi non eletti imponendo le dimissioni ai consiglieri chiamati ad entrare in giunta. Dalla mannaia del governo si sono invece, come già detto, salvate le regioni a statuto speciale e le due province autonome di Trento e Bolzano. Qui la riduzione non vale perché serve una norma di rango costituzionale e non una legge ordinaria.
Per leggere la sentenza sul sito della Consulta clicca qui sotto:
Sentenza n. 198/2012
Per ulteriori dettagli:
La sentenza secondo il Sole 24 Ore
La sentenza secondo Italia Oggi
Il commento di Yes Political
Altromolise