Roma, 2 nov. (askanews) – “Credo che l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) abbia fatto degli errori di comunicazione, perché cancerogeno vuol dire che genera il cancro. Il virus dell’Aids fa venire l’Aids, ma la carne non fa venire il tumore”. Lo ha detto il professor Giovanni de Gaetano, direttore del dipartimento di epidemiologia e prevenzione dell’Irccs Neuromed, che partecipa al convegno dedicato alla “Dieta mediterranea. Dai prodotto molisani al progetto Moli-Sani”. Un focus approfondito sulla dieta mediterranea organizzato a Campobasso nell’ambito delle iniziative “Expo e territori”, grazie alla collaborazione tra Regione Molise, Sviluppo Italia Molise, Neuromed e l’Università degli studi del Molise. La carne “aumenta il rischio che, con altre situazioni, si possa verificare un fatto tumorale. Ma dare l’idea che A causa B – ha proeeguito de Gaetano – è una falsa informazione. Il dato scientifico c’è, lo sappiamo anche noi e lo sappiamo dagli studi sulla dieta mediterranea, e cioè che chi consuma carne frequentemente ha un rischio maggiore di malattie cardiovascolari o di tumori, ma questo non vuol dire che la carne provoca l’infarto o il cancro”. Il professor Giovanni Scapagnini, neuro-scienziato socio fondatore della Sinut e uno dei direttori dell’International Council of Genetics, Nutrition and Fitness for Health’, un network internazionale, con sede centrale a Washington DC, ha fatto notare che sulla carne rossa e la carne lavorata “l’Oms fa riferimento a delle statistiche, ha lanciato un messaggio sicuramente pesante, ma noi non dobbiamo dimenticare che ci sono variabili che non trapelano da questo messaggio. E’ importante ricordare tre variabili: che carne stiamo mangiando e quindi come è stata trattata; come viene cucinata; con che cosa mangio la carne. Nel contesto della dieta mediterranea la carne mangiata con un grande quantitativo di fibre è una carne assolutamente ‘safe’, dal mio punto di vista, soprattutto se si tratta di carne proveniente da allevamenti controllati”. “Moli-sani” è un progetto epidemiologico sui fattori di rischio e prevenzione delle malattie cardiovascolari e dei tumori, che ha completato nel 2010 la prima fase di reclutamento con avviata con un finanziamento di 3 milioni di euro. Fase di grande successo se si pensa all’elevato numero di adesioni ovvero circa 25.000 persone e che ha permesso di raccogliere circa un milione di campioni biologici in una biobanca dedicata al progetto. Un dato emerso dal check up continuo realizzato negli ultimi dieci anni è che nonostante la dieta mediterranea incida positivamente sulla salute non si si registra una elevata adesione alla dieta mediterranea, nonostante le aspettative dei ricercatori, soprattutto nelle fasce di età più giovani. Quindi la cultura della dieta mediterranea come stile di vita non è ancora adeguatamente diffusa. Facendo un raffronto tra i cittadini seguiti prima e dopo l’inizio della crisi economica ciò che emerge è che cala anche il grado di adesione a uno stile di vita caratterizzato della regole della dieta mediterranea in base alle condzioni socio-economiche. Il progetto ha coinvolto in cinque anni 24.325 residenti in Molise, uomini e donne, di età superiore ai 35 anni e sta contribuendo a fare del Molise un laboratorio virtuale per la prevenzione dei tumori e delle malattie cardiovascolari. Gli obiettivi dello studio riguardano: il rapporto tra i fattori genetici e quelli ambientali nel determinare il rischio di patologie cardiovascolari, tumorali e neurodegenerative.
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